IL CVS di Verona ha rinnovato le adesioni

Noi del CVS di Verona ci siamo ritrovati domenica 8 marzo 2009 presso il Centro Mons. Carraro per il consueto incontro di ritiro. Don Mario, l’ Assistente spirituale, dopo la meditazione ha celebrato la Santa Messa.

Il pomeriggio ci siamo nuovamente riuniti in chiesa per accogliere i nuovi iscritti e rinnovare l’adesione al CVS, sotto la guida di Mons. Luigi Novarese e di Maria, alla quale consacriamo tutte le nostre fatiche.
La cerimonia, guidata dall’incaricata diocesano Liliana e da don Mario, è stata semplice ma ricca di significato e anche di una grande emozione.
Appartenere ad una associazione è un impegno molto concreto che significa aderire a tutte le attività che essa propone. Non è un sentimentalismo, che può durare per un tempo più o meno lungo, e non può essere vissuto con leggerezza per cui si agisce solo secondo le proprie voglie. E’ invece un dovere molto serio che ci proietta verso i fratelli che incontriamo, in modo particolare verso quelli colpiti dalla malattia. Questo è un preciso carisma che ci ha sempre caratterizzato da altre associazioni.
L’aspettare che siano gli altri a fare al posto nostro, non può essere una nostra caratteristica. Diceva un parroco della bassa verosene in occasione del suo ingresso in parrocchia: “Piuttosto di pochi che fanno tutto, meglio tanti che fanno qualcosa”. Anche noi non dobbiamo cedere alla tentazione di delegare agli altri le nostre incombenze. L’iscritto deve fare in modo che tutti gli ammalati che incontra sappiano che Gesù è lì, vicino a loro, che li sa comprendere, che soffre e offre con loro per il bene personale e per tutta l’umanità.
Ecco l’importanza della Vita di Grazia, della preghiera assidua. Oso sperare che tutto diventi preghiera e annuncio della “bella notizia”, a quanti sono sfiduciati e delusi. Noi dobbiamo annunciare loro che hanno ancora tanto da dire e da fare, che la sofferenza può diventare un talento da far fruttare. A noi non succeda come a quel tale della parabola che ha sotterrato il talento perché non aveva voglia di fare nulla.
Diceva un prete, mio conoscente, che il nostro lavoro lo dobbiamo fare bene con impegno e serenità, come lo devono fare coloro che stanno in ufficio, o in banca, o nei campi. Noi dobbiamo fare bene il nostro lavoro di sofferenti.
La giornata si è chiusa con la recita della corona.
Franco Sordo – CVS Verona

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