Da Papa Francesco nel centesimo anno della nascita del Beato Luigi Novarese. Testimonianze. (Diocesi di Brescia)


DSC00399Fortunate le persone che hanno risposto alla chiamata

Un colmo alveare di gioia in Piazza San Pietro per l’incontro con Papa Francesco

“Beati voi che soffrite nel corpo e nell’animo perché sarete consolati”: queste le parole di apertura del discorso di Francesco
Roma. Sabato 17 maggio 2014.

Sabato memorabile per il CVS di Brescia, d’Italia e del Mondo, giornata di particolare grazia quella odierna, sulla scia però di altre giornate che, sempre in questa data, hanno segnato il cammino della nostra Associazione: il 17 maggio 1931 avviene  la dimissione di Luigi Novarese dall’ospedale Santa Caterina di Pietra Ligure perché completamente guarito,  per intercessione di Maria Ausiliatrice, dalla gravissima forma di tubercolosi ossea contratta parecchi anni prima; il 17 maggio 1943 segna la fondazione della Lega  Sacerdotale Mariana, nata per aiutare i preti infermi, feriti o in gravi condizioni economiche a causa della guerra; il 17 maggio 1947 è il giorno dell’avvio del Centro Volontari della Sofferenza, grazie al quale i malati vengono guidati  a pensare in modo nuovo se stessi e la malattia.

Sabato 17 maggio 2014: sabato di grande fermento in Vaticano. Piazza San Pietro fin  dalle prime ore del mattino  vede un fervido brulichio di persone: sono i volontari del CVS di Brescia che hanno viaggiato la notte per accogliere fin da subito malati e pellegrini ed accompagnarli come angeli custodi in sala Paolo VI, meglio conosciuta come sala Nervi. Il volto un po’ assonnato, ma il cuore colmo di gioia e di premura e l’animo desideroso dell’incontro con Papa Francesco fanno dimenticare la stanchezza del mancato riposo. Per alcuni poi la prima messa in san Pietro costituisce l’inizio speciale di questo 17 maggio 2014, l’anno del centenario della nascita del nostro Beato, un anno benedetto (possiamo proprio dirlo a cuore aperto) con un particolare favore del cielo.

Verso le 9.30 un’invasione di foulard arancioni riempie il colonnato del Bernini: sono persone provenienti da tutta Italia e alcune dall’Europa e dall’Africa, ognuna con alle spalle le difficoltà di un viaggio impegnativo e il disagio delle proprie comodità lasciate a casa, ma con grande trepidazione e con profonda emozione avanzano pian piano verso il posto a loro assegnato. Siamo con questo Papa ormai abituati a vedere gente in Piazza San Pietro, ma oggi qualcosa di diverso stupisce in parte anche le impassibili guardie svizzere: è la fila delle carrozzine che non finisce mai e riempie tutto il primo settore della sala Paolo VI, portando un vivace scompiglio; è la festante colonna che cammina con movimenti a tratti non prevedibili e porta dentro di sé l’aspettativa della dolcezza di un momento privilegiato con il successore di Pietro.

Così l’attesa dell’arrivo del Papa diventa delicato contesto di canti, danze di bimbi, testimonianze, letture di scritti e poesie di Monsignore in una cornice di allegra serenità che avvolge ogni membro del CVS sotto lo sguardo benevolo del fondatore e riempie il cuore di sincero ringraziamento.

Ecco poi arrivare il vestito bianco in mezzo ai nostri colori vivaci: è il nostro amato Papa Francesco e tutti lo salutiamo festosamente. Incontro fugace il nostro con molta gioia, però, nel cuore: le sue poche parole lette anche a fatica ci toccano profondamente e ci rendono maggiormente consapevoli del nostro compito grande: essere pietre vive della sofferenza del Figlio, alimentate e sostenute dalla grazia dello Spirito. Ecco la gioia si fa vera condivisione d’intenti e la pace scende benevola nei nostri cuori. Moltiplicare i nostri talenti con l’offerta della nostra sofferenza quotidiana “coltivata” è segno di amore per il nostro Papa e noi da oggi lo faremo con più convinzione.

Infine ancora una volta Piazza San Pietro si colora di arancione: è la folla che la invade felice e la osserva con occhi nuovi e, per alcuni, particolarmente brillanti per un saluto personale del Pontefice. Qualcuno di noi poi si reca  sulle tombe dei due Papi Santi: una preghiera veloce, ma intensa, un sospiro di affidamento della propria sofferenza, lacrime di commozione profonda, un momento privilegiato che corona una giornata di grande grazia.               

Sulla via del ritorno è presente nei cuori di tutti un ringraziamento sincero che può suonare pressappoco così: “Grazie di cuore, nostro caro Francesco, per averci donato un poco del tuo tempo. Tornando a Brescia, ora ci mettiamo con te in prima linea e, accogliendo con devozione la tua richiesta di preghiere per te e per la Chiesa, ci sentiamo ancora più uniti al tuo ministero nell’amore fraterno in Cristo Gesù”.

Michela.