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Buona Pasqua
Alla fine del nostro cammino quaresimale stiamo riflettendo sulla passione di Gesù e sulla necessità di una conversione profonda per vivere con cuore puro la Pasqua di risurrezione.
Per augurare a tutti i CVS diocesani e ai Silenziosi Operai della Croce una gioiosa Pasqua, mi affido alle parole pronunciate da Papa Francesco il mercoledì santo in piazza San Pietro. Il Santo Padre nella sua catechesi ci ha invitati a guardare il Crocifisso per condividere con Lui tutte le sofferenze dell’umanità.
Il Beato Luigi Novarese interceda per noi e guidi il nostro apostolato.
Resy Rizzini
“Il Signore sceglie con assoluta libertà la via dell’umiliazione e della spogliazione fino alla morte di croce: si tratta della morte peggiore quella che era riservata agli schiavi e ai delinquenti.
Guardando Gesù nella sua passione noi vediamo come in uno specchio anche le sofferenze di tutta l’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte. Ma tante volte avvertiamo orrore per il male e il dolore che ci circonda e ci chiediamo: «Perché Dio lo permette?». È una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti: quando vediamo soffrire i bambini, è una ferita nel cuore. E’ il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé. Questa settimana, ci farà bene a tutti noi guardare il Crocifisso, baciare le piaghe di Gesù, baciarle nel Crocifisso.
Noi attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante.
Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. E possiamo dire: Dio vince proprio nel fallimento. Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, vilipeso e infine muore. Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo.
La grande umiltà di Dio è un mistero sconcertante. Ma proprio quando tutto sembra perduto è allora che interviene Dio con la potenza della risurrezione. La risurrezione di Gesù non è il finale lieto di una bella favola, non è l’happy end di un film ma è l’intervento di Dio Padre là dove s’infrange la speranza umana. Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento del dolore e quando si sente il bisogno di scendere dalla croce quello è il momento più vicino alla risurrezione. La notte diventa più oscura proprio prima che arrivi la mattina, prima che arrivi la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio. Resuscita. E Gesù, che ha scelto di passare per questa via, ci chiama a seguirlo nel suo stesso cammino di umiliazione.
Quando in certi momenti della vita non troviamo alcuna via di uscita alle nostre difficoltà, quando sprofondiamo nel buio più fitto, è il momento della nostra umiliazione e spogliazione totale, l’ora in cui sperimentiamo che siamo fragili e peccatori. È proprio allora, in quel momento, che non dobbiamo mascherare il nostro fallimento, ma aprirci fiduciosi alla speranza in Dio, come ha fatto Gesù.
Questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesù e diciamo a noi stessi: E questo è per me. Anche se io fossi stato l’unica persona nel mondo, Lui l’avrebbe fatto. L’ha fatto per me. E baciamo il Crocifisso e diciamo: ‘Per me. Grazie Gesù. Per me’.
Prendete come amica e modello di vita la Vergine Maria, che è rimasta presso la croce di Gesù, amando, anche Lei, fino alla fine. E chi ama passa dalla morte alla vita. È l’amore che fa la Pasqua.”
Papa FrancescoPartendo dall’atto drammatico del tradimento di Giuda, Papa Francesco ha svolto la sua catechesi sul significato della passione di Gesù. Il Signore – ha detto – sceglie “con assoluta libertà” la via dell’umiliazione e della spogliazione fino alla morte di croce: “Si tratta della morte peggiore quella che era riservata agli schiavi e ai delinquenti”. “Guardando Gesù nella sua passione – ha proseguito – noi vediamo come in uno specchio anche le sofferenze di tutta l’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte”. Ma “tante volte – osserva – avvertiamo orrore per il male e il dolore che ci circonda e ci chiediamo: «Perché Dio lo permette?». È una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti”:
“Quando vediamo soffrire i bambini, è una ferita nel cuore. E’ il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé. Questa settimana, ci farà bene a tutti noi guardare il Crocifisso, baciare le piaghe di Gesù, baciarle nel Crocifisso”.
Noi – ha proseguito il Papa – “attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante”:
“Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. E possiamo dire: Dio vince proprio nel fallimento. Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, vilipeso e infine muore. Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo”.
La “grande umiltà di Dio” – ha sottolineato il Papa – “è un mistero sconcertante”. Ma proprio “quando tutto sembra perduto” è “allora che interviene Dio con la potenza della risurrezione. La risurrezione di Gesù – rileva – non è il finale lieto di una bella favola, non è l’happy end di un film ma è l’intervento di Dio Padre” là dove “s’infrange la speranza umana. Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento del dolore” e quando si sente “il bisogno di scendere dalla croce” quello è il momento più vicino alla risurrezione. La notte diventa più oscura proprio prima che arrivi la mattina, prima che arrivi la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio. Resuscita”. E “Gesù, che ha scelto di passare per questa via, ci chiama a seguirlo nel suo stesso cammino di umiliazione”:
“Quando in certi momenti della vita non troviamo alcuna via di uscita alle nostre difficoltà, quando sprofondiamo nel buio più fitto, è il momento della nostra umiliazione e spogliazione totale, l’ora in cui sperimentiamo che siamo fragili e peccatori. È proprio allora, in quel momento, che non dobbiamo mascherare il nostro fallimento, ma aprirci fiduciosi alla speranza in Dio, come ha fatto Gesù”.
Il Papa ribadisce il suo invito:
“Questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesù e diciamo a noi stessi: ‘E questo è per me. Anche se io fossi stato l’unica persona nel mondo, Lui l’avrebbe fatto. L’ha fatto per me’. E baciamo il Crocifisso e diciamo: ‘Per me. Grazie Gesù. Per me’”.
Infine, salutando i pellegrini presenti in Piazza San Pietro, ha esortato a lasciarsi accompagnare dalla Madre di Gesù in questi giorni che conducono alla Pasqua:
“Prendete come amica e modello di vita la Vergine Maria, che è rimasta presso la croce di Gesù, amando, anche Lei, fino alla fine. E chi ama passa dalla morte alla vita. È l’amore che fa la Pasqua”.
Papa Francesco.