La Goccia di Speranza apre le porte alla Catechesi per Handicap – CVS Reggio Emilia

Una goccia di Speranza10 aprile 2011: la sfida è stata lanciata: parlare di Gesù ai nostri bimbi della Goccia di Speranza, ai nostri bimbi che non parlano, che tante volte sembrano perfino non capire semplici comunicazioni… Insieme a loro, l’invito è stato fatto ai nostri giovani volontari, allenati ad ascoltare da anni l’ora di catechismo settimanale, fatta al gruppo di coetanei, 30 alla volta, che si prepara ai sacramenti… E a noi, volontari più adulti, disposti oggi a fare silenzio, a guardare per imparare, per mettere in discussione il nostro modo tradizionale di fare catechismo.

Il tema è interessante: scoprire il cuore come sede delle cose più belle, sede dell’amore, anzi dell’Amore, nelle figure di Gesù e Maria. Semplice, no?

Eppure, è stato così: semplice capire che abbiamo un cuore, scegliere quali immagini e desideri lo abitano e infine sapere che tutto ciò che c’è di buono e bello e prezioso viene da Gesù, custode del nostro cuore, che a sua volta è custodito dal suo Amore. Con le parole è tutto più difficile da far capire, ce lo hanno confermato i nostri volontari più giovani.

Una goccia di SperanzaNoi adulti, al pomeriggio, guidati nella riflessione da sorella Roberta e  sorella Concetta, consacrate degli SODC,  abbiamo dovuto scardinare le nostre piccole certezze rispetto a una buona lezione di catechismo, alla preparazione ai Sacramenti (in particolare quello della Riconciliazione), alla impossibilità di parlare dello Spirito Santo o di far fare Adorazione Eucaristica a ragazzi disabili. Siamo tornati a casa con tante riflessioni da approfondire. In particolare, l’idea che PARLARE di Dio non vuol dire in automatico FARE ESPERIENZA di Dio; e che se anche non so parlare, questo non mi vieta di poter cogliere la sua presenza, se qualcuno sa come farmelo percepire.

Il primo assaggio è stato dato: adesso vedremo cosa potrà nascere.

Rita volontaria del progetto
“ Una goccia di Speranza”