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Da Papa Francesco nel centesimo anno della nascita del Beato Luigi Novarese. Testimonianze. (Diocesi di Brescia)
Noi, “sempre con il Papa!”
Avremmo tutti desiderato avere la possibilità di trattenere Papa Francesco più a lungo, confidandogli un timido “Ti voglio bene”, un sogno e una preghiera, offrirgli un regalo o un o sorriso, ricevere una carezza baciandolo come il più caro degli amici, ma questo è stato possibile a pochi. In effetti, eravamo tanti, forse troppi (più di 5000 dall’Italia ma pure da altre parti del mondo) per un’udienza privata. Inoltre quel giorno il Papa non stava bene, perciò il tempo che egli ci ha potuto dedicare è stato ristretto a venti minuti, comunque intensi ed emozionanti.Al suo arrivo, io stessa non ho saputo trattenere le lacrime per la gioia; non mi sembrava vero d’essere in sua presenza ed ho sentito attorno a me voci e grida elevarsi in sala Nervi zeppa di carrozzine come non mai. In quel momento mi sono ricordata di un versetto del salmo 117: “Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!”.
Rivedendo i video e le fotografie che ora girano in rete, la gioia di quell’incontro, preceduto dalla festa per il centenario della nascita del beato Luigi Novarese, spicca in modo vivace, intonata al color arancio delle sciarpette che portavamo al collo. Che felicità vedere sul palco l’entusiasta “ever green” don Remigio Fusi, il sorridente Moderatore dei Silenziosi Operai della Croce don janusz Malski, l’emozionato Paolo Marchiori, il quale l’ha salutato con dolcezza e profonda gratitudine dicendo: “A nome di tutti gli ammalati, esprimo la nostra gioia e il nostro ringraziamento. In questo momento difficile per l’umanità, il suo esempio ci conforta. Nella sua persona si percepisce la gioia e l’amore, ma soprattutto ciò di cui abbiamo bisogno nei momenti più difficili: la speranza.
La speranza che il nostro fondatore ha risvegliato negli ammalati e in tutti i sofferenti, rendendoli soggetti attivi nella Chiesa per la salvezza del mondo con gli esercizi spirituali secondo il metodo di sant’Ignazio per consacrarli al Signore e alla Vergine Santa. Oggi siamo qui alla sua presenza con grande entusiasmo per proseguire questo apostolato nelle parrocchie per il bene della Chiesa. Caro Papa Francesco, il nostro cuore dice “grazie” per la forza che ci trasmette con le sue parole, i suoi gesti, perché più volte ci ha ricordato che siamo preziosi per la Chiesa. La abbracciamo, preghiamo per lei e offriamo le nostre sofferenze per il suo ministero e per le sue intenzioni. Grazie, Papa Francesco!”.
E Papa Francesco, dopo averlo abbracciato e baciato (ma in quell’abbraccio e in quel bacio c’eravamo pure noi tutti), ci ha dato il suo cordiale “Buongiorno”, regalandoci parole “di vita eterna”.
Il suo discorso è iniziato dandoci il suo benvenuto e ringraziandoci di essere accorsi da lui. Entrando poi nel cuore del nostro Carisma, Papa Bergoglio ha puntualizzato: “…I motivi della sofferenza sono tanti. Gesù ha sperimentato in questo mondo l’afflizione e l’umiliazione. Ha raccolto le sofferenze umane, le ha assunte nella sua carne, le ha vissute fino in fondo una per una. Ha conosciuto ogni tipo di afflizione, quelle morali e quelle fisiche: ha provato la fame e la fatica, l’amarezza dell’incomprensione, è stato tradito e abbandonato, flagellato e crocifisso.
Ma dicendo «beati quelli che sono nel pianto», Gesù non intende dichiarare felice una condizione sfavorevole e gravosa della vita. La sofferenza non è un valore in sé stessa, ma una realtà che Gesù ci insegna a vivere con l’atteggiamento giusto. Ci sono, infatti modi giusti e modi sbagliati di vivere il dolore e la sofferenza. Un atteggiamento sbagliato è quello di vivere il dolore in maniera passiva, lasciandosi andare con inerzia e rassegnandosi. Anche la reazione della ribellione e del rifiuto non è un atteggiamento giusto. Gesù ci insegna a vivere il dolore accettando la realtà della vita con fiducia e speranza, mettendo l’amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza:é l’amore che trasforma ogni cosa”.
Personalmente, mi sono sentita coinvolta in un’ondata di luce quando egli ha sottolineato che “Una persona ammalata, disabile, può diventare sostegno e luce per altri sofferenti,
trasformando così l’ambiente in cui vive. Con questo carisma voi siete un dono per la Chiesa. Le vostre sofferenze, come le piaghe di Gesù, da una parte sono scandalo per la fede, ma dall’altra sono verifica della fede, segno che Dio è Amore, è fedele, è misericordioso, è consolatore. Uniti a Cristo risorto voi siete «soggetti attivi dell’opera di salvezza ed evangelizzazione». Vi incoraggio ad essere vicini ai sofferenti delle vostre parrocchie, come testimoni della Risurrezione. Così voi arricchite la Chiesa e collaborate con la missione dei pastori, pregando e offrendo le vostre sofferenze anche per loro. Vi ringrazio tanto di questo!”.
Luminoso vero? Prima di terminare, ci ha richiamati ad invocare l’aiuto della Madonna, poi ci ha rivolto la richiesta che fa dall’inizio del suo pontificato: “Pregate per me”. E come non farlo? Il beato Luigi Novarese ci ha insegnato ad essere “sempre con il Papa”, perché questo implica essere a servizio della Chiesa per la crescita e la salvezza di molte anime, come è stato chiesto dalla Madonna a Lourdes ed a Fatima e come viene richiamato pure in uno dei suoi scritti risalente all’estate del 1950: “Nulla è più fecondo del dolore, nulla più necessario e più potente… Un soldato in trincea che non faccia il suo dovere è un disertore: un ammalato che non soffra come vuole Gesù e come vuole il Papa è ugualmente un disertore della società.
Illuminate tutti i vostri fratelli di sofferenza. Dite loro che restino tutti al loro posto di dolore, che vivano in grazia di Dio se non vogliono che cumuli di energie spirituali vadano disperse e se non vogliono essere dei disertori. Quale grave responsabilità per quegli ammalati che non vogliono comprendere la loro funzione sociale”.
A conclusione del suo discorso e prima di impartire la sua benedizione, il Papa, come Gesù, ci ha chiamati “Amici” e ci ha esortato a ricorrere all’aiuto di Maria: “Cari amici, la Madonna vi aiuti ad essere veri “operai della Croce” e veri “volontari della sofferenza”, vivendo le croci e le sofferenze con fede e con amore, insieme con Cristo. Vi benedico, e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!”.
Valeva la pena di affrontare tanti disagi per vivere questo incontro? Certamente sì. Ora lo so meglio di prima. Non fosse altro per testimoniare una volta di più che la vita è sempre vita, che la malattia o la disabilità non sono da ritenersi una condizione emarginante per la Chiesa e per il mondo, che i malati o i disabili sanno attivarsi ed “alzarsi” come veri testimoni del Risorto, che il bene e la solidarietà sono dei pilastri fondamentali per l’umanità visto, che tanti fratelli e sorelle ci aiutano con pazienza ed amore nelle nostre necessità, e che il beato Luigi Novarese è stato un profeta regalandoci un Carisma tanto ricco e tanto prezioso.
Fiorella