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Sabato 1° giugno al Trompone per ricordare i momenti più significativi della beatificazione di mons. L. Novarese
Un sabato pomeriggio si sono ritrovati in tanti al Trompone, sotto lo stesso cielo e quell’atmosfera di primavera capricciosa, ed indecisa se rivelarsi in tutta la sua esplosione di vita oppure no. Davvero in tanti, con ancora nel cuore e nei pensieri quei giorni a Roma, con i fotogrammi appesi nella memoria di chi si è emozionato, ha pianto, s’è commosso, ha rimembrato, ha pregato incessantemente. Tutto per il Beato Luigi Novarese e l’opera che, con l’aiuto indispensabile di Maria Santissima e la buona volontà sulla terra, è stata creata nel tempo. Dopo quel viaggio lungo un’andata e ritorno, inframmezzato dai giorni passati insieme intensamente, molti si sono incontrati nuovamente trascorse tre settimane dalla beatificazione in San Paolo Fuori le Mura: per assistere insieme alla Santa Messa, per condividere un apericena preparato in casa, per raccontare a più voci un puzzle di coinvolgenti emozioni provate, non sempre visibili ad occhio nudo o comprensibili con il suono delle parole. Sotto il caldo sole calante, la celebrazione della messa vespertina è stato un inno di lodi, preghiere, letture. Col canto iniziale “Il pane del cammino” che era un ringraziamento per l’amore di Cristo, che sostiene il tragitto di fede d’ogni cristiano responsabile. Nell’omelia di don Giovanni (che ha concelebrata con don Luciano e don Pietro) c’era intriso il mistero del corpo e sangue quale storia di salvezza incisa nell’intera umanità e realizzata da Gesù nell’ultima cena. Di un’Eucaristia che ci sostiene e che siamo chiamati a vivere quotidianamente. Ma anche rammentando Luigi Novarese, che ha scoperto nel deserto della sofferenza il valore intrinseco e le doti di ogni creatura da mettere a disposizione sempre. Anche nell’umano patimento. Nelle intenzioni di preghiera c’era il pensiero per il nostro papa Francesco, per il nostro Beato Luigi, per l’impegno d’ogni giorno, oltre alle le molteplici suppliche distillate nel silenzio dai cuori d’ogni fedele dell’assemblea. Anche l’offertorio è stato vissuto ricordando un sabato mattina a Roma, mentre giungevano all’altare il pane ed il vino, il kit del pellegrino tinteggiato di giallo, i fiori profumati di gioia ed amore. Coi canti ed il Padre Nostro rivolto verso l’alto, congiungendo mani vicine e strette nello scambio fraterno della pace subito dopo. E con la lode finale che era un desiderio: “Resta qui con noi, il sole scende già. Resta qui con noi, Signor, ed è sera ormai. Resta qui con noi, il sole scende già. Se tu sei fra noi, la notte non verrà.” Usciti dalla bella celebrazione, il momento di condividere il pasto insieme è stata una mescolanza di focolari, generazioni, fratelli, sorelle e volontari. Ogni ben di Dio, portato con le proprie mani come piccolo dono per molti “prossimi”, è stato preso d’assalto dall’appetito per l’ora giusta della cena quotidiana: ognuno si è servito, altri hanno anche servito, con forse in mente quella frase di Gesù che continuamente ci dice: “Amatevi gli uni e gli altri, come io ho amato voi.” Al termine, con l’imperdibile coda per il caffè, è stato molto bella e comunitaria la condivisione del filmato realizzato sul pellegrinaggio a Roma, commentato dalla voce rotta dall’emozione di Letizia, dal suono lieve delle corde di chitarra di Concetta e dagli occhi chiusi degli astanti che, poco a poco, si aprivano alla luce delle immagini, al “Beato” scandito da Tarcisio Bertone, alla miriade di fotografie, alle simpatiche ed amichevoli prese in giro di alcuni partecipanti ed organizzatori scolpite e proiettate sul grande schermo. Fra i tanti fotogrammi: i 5.000 convenuti a Roma per lo stesso motivo, la luce negli occhi dei sofferenti, i cuori che esplodono di gioia. Di un Popolo di Dio in festa che si stringe in preghiera come una sola grande famiglia, sotto lo sguardo benevole dell’Immacolata: dalla Fraterna Domus alla Casa Regina Decor Carmeli. Ma anche ieri, oggi, domani, sempre: col 20 luglio vestito a festa ogni 12 mesi, e con un’opera iniziata che continua instancabile. Un’incontro, quello al Trompone, che si è poi concluso con le tante testimonianze: lette o sgorgate dalla voce di chi ha vissuto quest’esperienza, sognando un giorno Luigi Novarese Santo presto. Certamente sarebbe un unico inno immerso di emozioni ed amore il citare tutti i vari interventi. Così si possono definire ciò che hanno detto Gennaro, Luca, Carlo, Simone, Daniel, Silvia, Davide, Giovanni, Elisabetta, sorella Serena, don Giovanni, una mamma di nome Valeria e del suo bimbo Mattia, ed altri ancora. Dove tante parole si sono unite tessendo un piccolo romanzo di suoni vocali fatto di esperienza, condivisione, desiderio, cammino, partecipazione, solidarietà, preghiera, volontà. Ma forse basta dire una frase della preghiera finale “Fammi credere”: dove “la sofferenza si trasforma in moneta di conquista.”
Stefano Toscano