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“Riconoscimento internazionale S. Rita”
E’ la prima volta che una persona disabile ottiene il “Riconoscimento internazionale S. Rita” che ogni anno, in occasione dei festeggiamenti della Santa, viene assegnato a donne che si siano particolarmente contraddistinte per virtù umane e cristiane. Quest’anno il premio è stato assegnato a cinque donne, tra cui Elmi Zenobia (per tutti Zelinda). La cerimonia si è tenuta il 21 maggio scorso nella basilica di S. Rita, stracolma di fedeli, a conclusione della celebrazione eucaristica. Zelinda è da pochi mesi la Responsabile diocesana del Centro Volontari della Sofferenza di Perugia. Significativa la motivazione dell’assegnazione: “Per aver accolto la sua “diversità” come un dono d’amore di Dio e averle dato senso ridonandola con gioia a Gesù e al suo prossimo”. Com’è significativo che questo premio sia stato conferito a pochi giorni dalla beatificazione di mons. Luigi Novarese, Padre Fondatore del C. V.S. e dei Silenziosi Operai della Croce. A significare che seguire l’insegnamento del nuovo Beato porti effettivamente a percorrere un cammino di guarigione e di liberazione, dando senso a una vita che umanamente può apparire priva di motivazioni e di speranza, addirittura inutile. Zelinda, affetta dalla nascita da nanismo: 85 cm di bontà. Una vita difficile. Una famiglia di contadini. Un fratello di cinque anni più grande, anch’esso affetto da nanismo, morto prematuramente. Genitori coraggiosi e forti di una fede semplice e robusta. Zelinda sempre amata e sostenuta. Autodidatta (non fu accettata a scuola). Ha avuto come maestro il fratello (inserito in un istituto specializzato, poi ritornato a casa) che le ha insegnato a leggere e a scrivere.Ed è diventata scrittrice! Ha pubblicato da poco un libro – testimonianza “Una piccola grande vita” edito da La Voce, settimanale regionale cattolico. Da cui si evincono tutto il suo grande amore per la vita e il coraggio di far fronte “all’oggi” sempre complicato e imprevedibile anche nelle piccole cose. Zelinda ora è sola, da alcuni anni anche i genitori sono morti. Ma lei ha poco tempo per piangersi addosso. Sempre impegnata in parrocchia come catechista dei ragazzi e nel Consiglio pastorale. In diocesi come catechista del cammino “I Dieci comandamenti” e come Responsabile diocesana del C. V. S. di Perugia. Lei, nel solco del carisma del Beato Luigi Novarese, è la testimonianza viva e concreta di ciò che l’ammalato, , il disabile, il sofferente deve essere: non semplicemente oggetto della carità altrui, ma soggetto attivo e responsabile nella Chiesa e nella società. Grazie Zelinda. Perché ci aiuti ad apprezzare della vita ciò che veramente merita essere apprezzato. Grazie anche perché sei la testimonianza tangibile di quanto affermato dall’apostolo Paolo “Quando sono debole, allora sono forte” (2 Cor. 12, 9 – 10).
Pasquale Caracciolo