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La bellezza e la grandezza del carisma del Beato Luigi Novarese
E’ ancora forte l’eco della beatificazione del nostro Padre Fondatore. Non vogliamo qui fare una cronaca di ciò che è accaduto. Tutti o quasi abbiamo vissuto quell’evento con intensità partecipando di persona o attraverso la TV, i giornali, internet. Desideriamo invece manifestare il nostro stato d’animo misto di gioia, pienezza, gratitudine, esultanza per l’evento grande e straordinario che abbiamo vissuto. Sentiamo nel nostro cuore una grande pace. In pace, sì, ma non tranquilli. Perché è cresciuta in noi una nuova consapevolezza.
Sentiamo di essere titolari di una responsabilità nuova, di essere i soggetti di un nuovo impegno portato avanti con rinnovato ardore: quello di chi sa di avere in mano una perla preziosa che non può essere nascosta, anzi va mostrata in tutto il suo valore.
Anzitutto la consapevolezza di un nuovo atteggiamento, di una nuova mentalità: la bellezza, la grandezza del carisma lasciatoci in eredità dal Beato Luigi Novarese, con le Opere volute dal Signore e dalla Vergine Maria attraverso di Lui, non appartiene più solo ai S.O.d.C. e al C.V.S., ma a tutta la Chiesa. Un carisma che ha molto da dire agli uomini e alle donne di oggi, specialmente se ammalate o disabili. A un mondo che non accetta, ma esorcizza, addirittura nasconde la sofferenza. Un carisma che ha molto da dire alla Medicina. Mons. Novarese sperimentò sulla sua pelle che l’uomo non è una semplice macchina da riparare, che una medicina così concepita non è pienamente umana. Ignora che l’uomo non è soltanto corpo, ma un’entità più complessa: è corpo e anima, materia e psiche. E dunque la cura che porta alla guarigione non può essere che totale e coinvolgere tutto l’uomo.
Un carisma che ha molto da dire alla stessa Chiesa, al suo atteggiamento di ascolto, dialogo e servizio con il mondo della sofferenza.
Mons. Novarese, forte della sua esperienza di malattia, entrò nella soggettività dell’ammalato e vi ha trovato un atteggiamento di passività e rassegnazione. Per prima cosa, dunque, è intervenuto su questo atteggiamento. E ha cercato di trasformare l’ammalato da soggetto passivo di pietà da parte di se stesso e degli altri, in soggetto d’azione. In che modo? Spiegandogli che se il corpo è indisposto, lo spirito è attivo e che la sofferenza vissuta dall’ammalato come condizione penosa e inutile, può diventare un’opportunità di crescita interiore. La fede non elude la sofferenza, ma la riempie di significato. La Pastorale della Salute a questo deve puntare: ad assicurare un’assistenza spirituale, un accompagnamento lungo un cammino di fede finalizzato a un processo di liberazione interiore, a far si che la persona sofferente o ammalata acquisisca una buona opinione di sé, delle proprie possibilità, delle proprie capacità anche residue, senta di essere una persona con la sua dignità, la sua soggettività titolare di diritti e doveri, chiamata quindi a una responsabilità personale.
Insomma, dopo l’11 di maggio, mons. Luigi Novarese non è più “semplicemente” il nostro Padre Fondatore, è un nuovo Beato della Chiesa universale.
Sentiamo poi di dover esercitare una nuova responsabilità affinché il CVS viva sempre più e meglio nel solco dell’insegnamento del Padre Fondatore e affinché tutte le diverse realtà associative volute da mons. Novarese con precisi scopi e finalità formino “una grande famiglia” ben compaginata, nella piena armonia e collaborazione, nell’ascolto e nel sostegno reciproco. La Confederazione CVS internazionale è un’esperienza ancora giovane. Uno strumento associativo che corrisponde alle esigenze, alle attese di oggi e degli anni futuri. Sappiamo dalla riflessione e dal confronto in atto che tale strumento ha bisogno di essere ripensato nella sua articolazione, nei suoi compiti. Noi del CVS Italia sentiamo di dover assicurare il nostro contributo con serena attenzione e serietà.
Resy Rizzini.
Responsabile CVS Italia e l’Equipe nazionale