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Sacerdoti alla scuola del Beato Luigi Novarese
Dal 29 al 31 gennaio si è svolto a Roma, nella sede di via Di Monte del Gallo, il convegno per sacerdoti “Luigi Novarese: Beato nell’Anno della Fede”.
Ha presieduto il convegno S. E. Mons. Franco Croci che con il suo contributo ha dato inizio alle sette relazioni che, di giorno in giorno, ci hanno dato un quadro di quella che è stata la forte personalità di mons. Novarese, del suo generoso servizio alla Chiesa e ai sofferenti, e la grande Fede che ha testimoniato con profonda umiltà.
Mons. Croci, nella sua relazione “Luigi Novarese “Beato” modello di Fede per i sacerdoti”, tra le altre cose ha detto: “Mons. Novarese ha vissuto in modo eroico la sua consacrazione alla sofferenza fisica e morale dell’uomo d’oggi, nell’intento luminoso di portare il malato a ritenersi attore dell’opera di salvezza, alla quale sono chiamati tutti i credenti in Cristo Redentore del mondo”.
Don Antonio Giorgini, nella sua relazione “Dall’esperienza del soffrire all’annuncio del Risorto: “gli ammalati e la valorizzazione della sofferenza”, ha sviluppato in dieci tappe il percorso del Fondatore per il cammino di vocazione alla sofferenza.
Ricco di contenuto l’intervento di mons. Italo Monticelli, che con la sua relazione “Novarese “Perito” al Concilio Ecumenico Vaticano II: per una nuova pastorale “del sofferente”” ha ricordato che mons. Novarese è stato chiamato a partecipare al Concilio per dare un contributo per la pastorale dei sofferenti. Mons. Monticelli ha affermato che “il sacerdote deve stare molto attento nel parlare della sofferenza, perché un conto è parlarne, altro è viverla”. Ha inoltre affermato che, “con il malato bisogna costruire un rapporto che vada oltre la visita momentanea”.
Mons. Fortunato Frezza della segreteria del Sinodo, nella relazione “Novarese: alla luce del Sacro Cuore di Gesù al servizio della Chiesa universale. A servizio dei sinodi dei Vescovi” ha affermato che affidando al malato la missione di evangelizzatore gli si offre una azione terapeutica, perché egli si sente qualificato e elevato a un compito che prima non aveva.
L’intervento di don Mario Morigi, con la relazione “Novarese: sacerdote per un sacerdozio santo formato da Maria presso la Croce del Figlio”, ci ha presentato mons. Novarese come dono che Dio ha fatto alla Chiesa, una pennellata nuova nella grande spiritualità cristiana. Novarese unito a Maria impara ai piedi della Croce. E ancora, don Mario nella sua relazione ci ha parlato del Calvario invitando a leggerlo nello sbocco della Risurrezione e non solo in quello che siamo abituati a vedere.
Proseguendo nell’itinerario del convegno, ci è stata proposta da Angela Petitti la relazione “Novarese: l’obbedienza e l’umiltà binario indicato ai suoi figli spirituali”. Sorella Angela ci ha presentato il pensiero di Monsignore che diceva che è Maria l’esempio di umiltà e Gesù il modello di ubbidienza. Ma queste due virtù sono applicabili a entrambi, perché sono state per loro come un binario su cui camminare e che mons. Novarese ha preso come via da seguire per lui e per i suoi figli spirituali.
È toccata a don Luigi Garosio la relazione conclusiva del convegno e non poteva non riguardare il rapporto che mons. Novarese ha avuto con Maria Santissima. “Novarese: una vita scandita dalla presenza di Maria” è il titolo dell’intervento di don Luigi. L’affidamento a Maria ha veramente scandito tutta la sua vita. Ogni passo percorso, dalla malattia alla scelta del sacerdozio, alle fondazioni a cui ha dato vita, tutto è stato compiuto guidato da Lei e a Lei affidato.
Nelle sue conclusioni, mons. Franco Croci ha affermato che, pur avendo studiato la personalità di mons. Novarese per la causa di Beatificazione, solo attraverso queste testimonianze è riuscito a comprenderne la grandezza della Fede e della sua santità.
Partecipando al convegno da laica, posso testimoniare l’arricchimento personale nell’aver condiviso l’approfondimento sulla vita di santità di monsignor Novarese insieme ai sacerdoti presenti. Molti erano assistenti diocesani del CVS, che nei loro interventi hanno testimoniato la concretezza del vivere un ministero accanto ai sofferenti, a volte difficile ma svolto con impegno e condivisione. Osservando con attenzione le loro persone, ho constatato la ricchezza dell’Opera del fondatore: essa abbraccia profondamente la vita della Chiesa, dove Presbiteri e Laici sono incamminati su un’unica strada tracciata affinché possano accompagnare le persone sofferenti verso l’incontro con il Signore che dà luce e senso alla vita.
Lucia maiolino.