Positiva-mente e amorevol-mente: in punta di piedi tra sessualità e disabilità

Da sx: Arianna e RobertaÈ il titolo del convegno promosso dal Centro volontari della Sofferenza della diocesi di Cesena, il 14 marzo nei locali della parrocchia Sacro Cuore di Gesù a Martorano di Cesena.
L’esigenza di dar vita a questo convegno è nata per tentare di dare qualche risposta positiva, e concreta, su una tematica, quella della sessualità, spesso così difficile e delicata da affrontare.

È stato un incontro fatto “in punta di piedi”, che ha lasciato un’impronta significativa, su una tematica che riguarda tutte le persone; il sentimento, il desiderio, la sessualità, che sono presenti e vive anche nelle persone disabili o con handicap.
Sembra strano doverlo specificare, ma è così.

Tale approfondimento è stato introdotto e delineato da due psicologhe cliniche, le dott.sse Arianna Paglierani, responsabile del settore giovani del Centro Volontari della Sofferenza e Roberta Guastamacchia, Silenziosa Operaia della Croce che, in virtù anche delle loro esperienze di fede e di condivisione con ragazzi disabili mentali e fisici, hanno saputo trasmettere l’importanza dell’educazione ai sentimenti e corporee.
Persone con maggiori o diverse difficoltà di espressione, ma non minor bisogno di essere amate.

Arianna e Roberta hanno voluto guardare quindi alla sessualità e alla disabilità in questo contesto, ed hanno voluto guardare ad una realtà che prima di tutto ci proietta all’umano ed in particolare alla persona che ne vive, in modi e livelli differenti, l’esperienza, e contemporaneamente alla dimensione relazionale, quale luogo e spazio, capace di conferire senso all’esperienza – della sessualità e della disabilità – e alle persone in essa inserite.

Entrambe hanno voluto quindi anteporre alle parole “sessualità e disabilità”, quelle di “positiva-mente e amorevol-mente”, proprio per proporre la sfida di una proposta educativa che sappia portare con sé l’umile ma sincera “passione per l’uomo” prima che la “ricerca di strategie economiche” per ridurre quello che spesso anche noi definiamo “problema sessuale” o “problema disabilità”.

Nel corso del convegno sono anche  state messe in evidenza le caratteristiche diagnostiche, psicologiche e sociali presenti nell’autismo, il ritardo mentale e la sindrome di down.
Queste  sono le patolologie più conosciute, che spesso però vengono trattate in modo molto tecnico e medico.

Le persone  che hanno una “diversa abilità mentale” ci insegnano ad andare oltre le apparenze, e a quella diversità che il più delle volte, sembra avere un valore negativo. Questa diversità in realtà è una grande ricchezza da cui tutti noi possiamo attingere.

Guardare quindi alla sessualità e alla disabilità in modo “positivo” e “amorevole”, ha dato la possibilità alle persone presenti di entrare in un percorso molto serio, soprattutto se lo vogliamo affrontare da cristiani, un percorso che si può definire: “rischioso e affascinante insieme”.

Noi, stando con queste persone, riscopriamo i valori dell’amicizia vera, del perdono donato col cuore e possiamo vedere nei loro occhi, nelle loro parole e nei loro gesti, una grande sensibilità e semplicità. Sono proprio queste le caratteristiche a renderli così“speciali”!
Spesso si  pensa di dover insegnare qualcosa a loro, quando invece sono proprio loro i “Veri Maestri”.

L’amore, quello sincero e fatto di gesti semplici, è un codice universale, capace di essere percepito anche da persone con handicap, che ne hanno  anzi, maggiore necessità; l’ascolto e la capacità di interpretare mondi diversi da quelli cosidetti “normali”, è frutto di pazienza, e del riconoscimento di qualcosa che è il guscio di ognuno di noi, il corpo.

Il corpo comunica con il tatto, una carezza, un abbraccio, un espressione; e la comunicazione arriva e nutre pensieri, ed emozioni.
E anche dove lo sviluppo cognitivo, affettivo e maturativo siano rallentati, o elementari, scarni, tale codice è necessario ed è fonte di nutrimento.

Anche la persona con handicap o disabile, è persona.
E’ fatta di carne, emozioni, spesso ancora più intense, perchè più difficilmente mediate ed esprimibili.
Cerchiamo di ricordare tale dato evidente, semplice, ma troppo spesso trascurato.

Durante l’incontro, è stata data la possibilità alle persone presenti di fare domande e raccontare delle testimonianze, questo ha dato luogo ad un bellissimo dialogo, a cui le due relatrici hanno partecipato, col cuore e con l’anima. Entrambe infatti hanno lasciato ai presenti l’opportunità di esprimersi liberamente e hanno cercato, di rispondere in modo chiaro e professionale, ma allo stesso tempo semplice e sincero.

Grazie al contributo delle due psicologhe, il cuore ha aperto una porta troppo spesso veloce a chiudersi, quella sulla diversità, che può riguardare tutti, e che spesso viene non viene trattata  nel modo giusto.
Essa va rispettata, osservata con attenzione, trovando il linguaggio per comunicare con l’altro, tutto intero, nel rispetto della sua persona e bisogni.

Emanuela Garuffi e Arianna Paglierani

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